Trattato di Amsterdam
Nel corso degli ultimi anni, la crescita intensa dei flussi migratori verso gli Stati europei ha messo in evidenza la necessità di adottare una politica comune in materia di immigrazione e asilo e di avviare un processo di cooperazione tra i vari Paesi.
Le basi di tale politica comune sono state poste durante il "Consiglio Europeo di Amsterdam", tenutosi nel giugno del 1997. In quella occasione, con la stesura del Trattato omonimo, sono state introdotte alcune novità che hanno portato alla redazione del Titolo IV del Trattato che istituisce la Comunità Europea (Trattato CE), dedicato a Visti, asilo, immigrazione e altre politiche connesse con la libera circolazione delle persone (artt. 61-69).
Le nuove disposizioni prevedevano che entro un periodo di cinque anni a decorrere dall'entrata in vigore del Trattato di Amsterdam (cioè a partire dal 1 maggio 1999), il Consiglio dell'Unione Europea definisse norme e procedure minime, comuni a tutti gli Stati membri, in materia di controllo delle frontiere esterne (cioè con Paesi terzi, ossia qualunque Stato diverso da quelli aderenti a Schengen), ingresso, soggiorno (sia di breve sia di lunga durata), contrasto all'immigrazione clandestina e rimpatrio dei cittadini irregolari. Era inoltre prevista l'adozione di norme comuni relative alla politica di asilo e alla cooperazione giudiziaria e amministrativa.
In seguito agli eventi dell' 11 settembre 2001, tuttavia, la scadenza fissata ad Amsterdam è stata rivista e gli obiettivi inizialmente previsti sono stati ridefiniti. La priorità della lotta al terrorismo ha imposto di riservare maggiore attenzione al contrasto dell'immigrazione clandestina e al controllo delle frontiere esterne, e ha collocato in secondo piano tutti gli altri interventi, che sono ancora in fase di definizione.
I flussi di immigrazione illegali